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DOPO BERLUSCONI Aspetta e spera STEFANO BENNI Che
l'Italia non sia più berlusconiana lo scriviamo da due anni,
spesso rimproverati dalla sinistra istituzionale. Ora, con
l'eccezione di Giovanardi e di alcuni pastori della Sila, lo
sanno tutti. L'ecumenico sorriso di Monna Lisa Prodi è
giustificato, ma non deve diventare fisso, come il ghigno da
piazzista del cavaliere. Perché la strada è in salita e i
sondaggi mutevoli . L'Italia non è berlusconiana, ma il potere
sì. E dato che questo potere non è più temperato dalle regole
della democrazia, non sarà semplice scalzarlo. In ogni paese
flebilmente civile chi perde quattro elezioni di fila,
l'ultima con otto punti di scarto si dimette, o quanto meno
presenta le dimissioni. Ma questo è un paese dove il
neuropremier vittimista è stato inquisito, stralciato,
prescritto, i suoi più stretti collaboratori sono stati
condannati per corruzione e appoggio alla mafia, e si è fatto
finta di nulla. Perciò il nanetto di minoranza vuole
dimenticare in fretta la macchinazione comunista di questo
voto, e si dice pronto a cambiare la Costituzione e le leggi
elettorali. Lo spalleggiano Fini e Follini, giganti che in due
hanno il coraggio e l'indipendenza di pensiero di mezzo
doroteo anni Sessanta. SEGUE A PAGINA 11
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