Dopo il triste epilogo del rapimento di Aldo Moro, l'Italia conosce un altro episodio della storia nazionale dei grandi scandali. Il presidente della Repubblica Giovanni Leone, gravemente implicato in un giro di commesse pilotate per l'acquisto di aerei da guerra, si dimette nel Giugno 1978. Viene eletto l'ex-partigiano e insigne deputato socialista Sandro Pertini, col favore della quasi totalità dei votanti. Tra le sue prime importanti incombenze, quella di sciogliere le Camere della VII legislatura e indire le elezioni politiche del 1979: i risultati non sono quelli sperati. Il panorama politico è ancora una volta di estrema instabilità. La D.C. non vuol più sentir parlare di partecipazione del P.C.I. all'esecutivo, né tantomeno di governo di solidarietà nazionale. Oltretutto il P.C.I. subisce in queste elezione un vistoso calo dei suffragi. Si forma un governo con alla guida il duro Ministro degli Interni di qualche anno prima, Francesco Cossiga (più famoso, sui muri di Roma, come Kossiga),e dura per circa un anno. Segue un governo presieduto da Arnaldo Forlani., più o meno della medesima durata. La maggioranza che si forma in questi come nei casi futuri è quella della formula del pentapartito (DC, PSI, PLI, PSDI, PRI), coalizione litigiosa al suo interno, specialmente per l'ambizione egemonica di Bettino Craxi. Sono governi che, nella loro precarietà, sono costretti a navigare a vista, quasi completamente inermi nell'affrontare gli annosi problemi del paese. In crescita costante permangono l'inflazione, la disoccupazione, il disavanzo del bilancio statale, il debito pubblico. Un altro duro colpo alla nazione viene inferto dal terrorismo, questa volta neofascista e dalle proporzioni inquietanti: il 3 agosto del 1980 scoppia una bomba all'interno della Stazione di Bologna e causa più di 80 morti. Dopo Forlani, nel 1981, viene chiamato a presiedere il governo, Giovanni Spadolini (PRI), primo non democristiano, ma che, al di là di questa effettiva novità, non sortisce risultati diversi da quelli di tutti i governi del pentapartito. Nel 1982, le dimissioni. Passano pochi mesi di "governo Fanfani", e Pertini è già nella condizione di dover sciogliere le Camere e indire nuove elezioni politiche (anticipate di un anno): in realtà tale soluzione è caldeggiata con vigore da Craxi in persona.. Ma nelle elezioni del 26 Giugno 1983, si verifica che, pur a fronte di un effettivo calo di P.C.I. e D.C., il P.S.I. non cresce più di tanto. Craxi è ben lontano da poter contare su quella messe di voti che avrebbe reso più tranquilla e stabile la sua ascesa al potere. Da nuovo e successivo Presidente del Consiglio, il leader socialista, nel suo discretamente lungo periodo di governo (Luglio 1983/ Giugno 1987),  consegue non molti risultati sul piano dei problemi che il paese si porta dietro da tempo. Si può citare il nuovo Concordato (1984), che apporta poche e blande novità in materia di scuola ed educazione. Si devono anche menzionare il calo dell'inflazione, e la rilevante diminuzione del prezzo del petrolio: però, più che dalla reale azione governativa, questi dati dipendono da fattori internazionali (per cui si rimanda a trattazione specifica).

Dopo il lungo governo Craxi, si apre una persistente teoria di "governicchi" democristiani. Si assiste, oltretutto, al lento esaurimento della stessa formula del pentapartito. Nel 1991, il PRI passa all'opposizione: la nuova coalizione diventa quadripartitica.

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