Il Craxismo al suo Epilogo: Tangentopoli

Le elezioni politiche del 1987 misero fine al quasi ininterrotto governo Craxi. Seguirono fino al 1991 governi a guida democristiana, la cui instabilità è imputabile all'estrema litigiosità delle coalizioni e dall'acuta concorrenza fra i due maggiori partiti DC e PSI.

Nel Novembre del 1987 si vota per il Referendum sul Nucleare. La scelta che i cittadini adottano è una scelta più che altro influenzata dallo scoppio improvviso della centrale russa di Chernobyl, la rinuncia alle centrali elettronucleari è sicuramente una scelta che condiziona ancora di più il paese nella dipendenza al petrolio, a legami internazionali con nazioni ad alto rischio come l'Algeria e la Libia.

Grossi cambiamenti nel quadro politico nazionale con gli Anni 90. Il XX Congresso del P.C.I. che si svolge dal 31 Gennaio al 4 Febbraio 1991 alla Bolognina sancisce l'abbandono per il più grande partito della Sinistra italiana delle pregiudiziali marxiste. Si cambia il nome in "Partito Democratico della Sinistra", ma non si può evitare la scissione con una parte cospicua della vecchia compagine. Nasce così contestualmente anche il "Partito della Rifondazione Comunista".

Le novità riguardano anche il Centro e la Destra: insistente nei dibattiti riverbera l'idea della Repubblica Presidenziale. Craxi e diversi altri uomini politici, specialmente tra i moderati e i conservatori, si fanno sostenitori dell'unica soluzione che, secondo loro, renderebbe più stabili e autorevoli gli esecutivi.

In occasione, inoltre, delle elezioni regionali e amministrative del 1991, si assiste alla nascita di aggregazioni di cittadini su motivazioni sociali a coloritura esclusivamente (e, in più di un caso, egoisticamente...) localistica. Il fenomeno delle "leghe" è sicuramente da annoverare come una chiara reazione alla politica dei Partiti (più o meno di massa), e vede emergere come suo principale alfiere Umberto Bossi, della Lega Lombarda. Alle susseguenti elezioni politiche e nel nuovo Parlamento la Lega Nord conquista l'8,7%, che rosicchia specialmente dai grandi partiti. Il P.D.S. non consegue l'affermazione sperata, DC e PSI calano vistosamente, mentre invece crescono le formazioni "estreme", a destra il MSI, e a sinistra Rifondazione Comunista.

Si profila chiaramente e in maniera fino a quel momento inedita (almeno nella misura), un serio pericolo di spaccatura, tra un Nord che si autoreputa la parte trainante dell'economia nazionale, un Sud peso morto e un Centro (Roma Ladrona) che altra funzione non ha, se non quella di succhiare, attraverso tassazioni vessatorie, il meglio delle risorse degli imprenditori padani.. Si diffondono, dunque, anche a livello sociale, atteggiamenti discriminatori che mettono in allarme l'opinione pubblica del momento. Al nord prendono piede e sbottano tutti i (fino a quel momento solo sopiti) pregiudizi antimeridionalistici, oltre ad atteggiamenti apertamente razzistici, contro gli immigrati. In generale di gran voga diventa il "credo" liberista e della privatizzazione a oltranza: in particolare ci si convince che la partecipazione dello stato alle Aziende equivale a sperpero del danaro pubblico e a corruzione.

Il mondo imprenditoriale è comunque scosso dall'inizio di una serie di inchieste giudiziarie sui fenomeni di corruzione che si scoprono intercorrere tra i Consigli di Amministrazione delle Aziende Private e gli Enti pubblici (a vari livelli). Lo scandalo viene battezzato dalla stampa "Tangentopoli", ha come protagonisti i Magistrati del pool di "Mani Pulite" a Milano (intorno al loro capo Francesco Saverio Borrelli e al personaggio di spicco Antonio Di Pietro), e crea talmente scalpore pubblico da determinare gogne mediatiche e suicidi di illustri capitani di industria. Sono soprattutto, tra gli uomini politici, socialisti (Craxi in primis) e democristiani ad esser coinvolti, e su di loro ricade anche il sinistro sospetto di contiguità con la malavita organizzata e le varie mafie italiane. Emblematici a questo riguardo, i sospetti su Giulio Andreotti, il cui nome si vede accostato in più inchieste a quello nientedimeno di Salvatore Riina.

Quasi a sottolineare bruscamente l'enorme gravità di queste accuse, due attentati scuotono ulteriormente l'opinione pubblica italiana del momento: il 23 Maggio 1992 salta in aria  un pezzo dell'autostrada siciliana vicino Capaci (Palermo) mentre lo percorrono le automobili blindate del Giudice Giovanni Falcone, con sua moglie e la sua scorta. Nemmeno due mesi dopo, il 19 Luglio, la stessa sorte tocca al Giudice Paolo Borsellino, sorpreso dagli assassini in Via D'Amelio a Palermo, sotto casa di sua sorella.

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